domenica 8 marzo 2020

Gioielli da uomo? Orologio e poco altro



L'orologio è uno dei pochi 'gioielli' elegantemente ammessi nell'universo maschile; in linea di principio un uomo di gusto deve limitare le sue scelte a quattro possibili alternative: un anello,  i gemelli, una spilla e, ovviamente, l'orologio. 

Iniziamo con l'analizzare i primi tre accessori:
  • l'anello prescelto deve avere un significato preciso: sono ammessi la fede nuziale, la vera del fidanzamento e l'anello con lo stemma del proprio casato. Non essendo dei semplici gioielli ma dei simboli, essi devono rappresentare una situazione reale: dovrete quindi essere realmente sposati o fidanzati o appartenere a una famiglia nobile, a seconda dell'anello che desiderate indossare. Se due delle precedenti fattispecie si applicano alla vostra persona (immaginiamo che siate il Duca di York e siate sposati) dovrete operare una scelta, o l'uno o l'altro: sulle dieci dita di un uomo può apparire elegantemente un anello solo;
  • i gemelli sono un accessorio 'pratico', servono per chiudere il polsino della camicia. Vanno scelti in base al resto dell'abbigliamento, non avrete gemelli in oro giallo se indossate uno spezzato dal tono sportivo, per esempio. Restano, comunque, una complicazione: rinunciate alla semplicità di un bottone in madreperla solo in cambio di un risultato sicuro; 
  • la spilla può essere da giacca o da cravatta. La prima è un simbolo, analogamente all'anello: sono accettabili quelle che rappresentano il vostro club o un'onorificenza. La spilla da cravatta serve a dare tono al nodo e può generare un bell'effetto. Considerate comunque che una pochette a sbuffo nel taschino, la spilla del Rotary, una perla sulla cravatta, i gemelli sul polsino e un anello al mignolo restituiscono un'immagine che sarà sovente più vicina a quella dell'albero di Natale che a quella di un raffinato nobile inglese.
L'orologio, infine, è di solito il gioiello più importante per un uomo: non è raro che il segnatempo sia  più in generale l'oggetto più costoso che egli possegga, fatta probabilmente eccezione per l'automobile. Esistono delle regole anche in questo ambito?

La passione per gli orologi è spesso indipendente da quella per il 'bel vestire', quindi valgono criteri meno stringenti e più sganciati dal concetto di maggiore o minore eleganza. Un orologio super sportivo tutto acciaio (pensiamo al Rolex Submariner, all'Omega Seamaster 300M o al più costoso Patek Philippe Nautilus) riesce a convivere persino con un abito completo, ma è bene non forzare troppo la mano quando sale il tono della formalità. 
In abito scuro e camicia bianca sarà quindi bene conservare l'armonia complessiva indossando un 'dress watch', avendo cura di possederne uno con cinturino in pelle nera, per non creare contrasto con il resto dei pellami (scarpe ed eventualmente cintura), che per un evento serale saranno neri come scelta obbligata. 

Per il resto ogni uomo ha i propri gusti e, soprattutto, interpreta in modo personale la passione per l'orologeria: anche in questo ambito più generale, però, si può fissare qualche principio ispiratore:
  • un orologio non serve per leggere l'ora, a questo scopo esistono alternative più tecnologiche, dagli smartphone alle insegne delle farmacie: deve quindi rappresentare il segno distintivo della persona che lo indossa;
  • il vostro segnatempo sarà animato da un movimento meccanico che non necessariamente dev'essere costoso: esistono splendidi orologi russi, cinesi o realizzati da micro brand che rispondono perfettamente alle aspettative di ogni appassionato;
  • se avete scelto di investire una forte somma nel vostro orologio, cercate di fare in modo che esso rappresenti bene la vostra persona, sia in termini di stile che di valore: per quanto non ci sia nulla di male nel contrarre un mutuo per acquistare l'orologio dei vostri sogni, non ha molto senso(non in termini morali ma di eleganza) indossare un Patek Philippe da centomila Euro se il resto della vostra esistenza è vissuta in economia.
Ultima considerazione: visto il costo elevato dei modelli più celebri, esiste un orologio passepartout che possa essere indossato in tutte le occasioni? Fatta eccezione per la sera formale, i segnatempo in acciaio, dal diametro non superiore ai 41 mm (Rolex Datejust o Oyster Perpetual, Omega Seamaster Aqua Terra, Patek Philippe Nautilus, Zenith Defy, IWC Ingenieur, Vacheron Constantin Overseas, Cartier Ronde, Bulgari Octo e moltissimi altri, anche molto meno costosi) possono rappresentare un buon compromesso tra eleganza e sportività.

Infine ricordate che con lo smoking l'orologio non va mai indossato: questo precetto nasce dal fatto che nessuno dovrebbe essere interessato all'ora nel momento in cui si sta divertendo. 








sabato 7 marzo 2020

Una vita al metro, piccolo manuale di sopravvivenza



Quelli del Coronavirus sono tempi difficili: oggi, passeggiando per Genova (e a Milano, come dimostra la foto, va molto peggio), ho trovato una città semideserta, sebbene il sole e la temperatura abbiano trasformato un sabato d'inizio marzo in una bella giornata primaverile.

Nei bar pochi avventori, ben distanziati l'uno dall'altro. Nei negozi un cartello all'ingresso ricorda le norme che il Governo ha introdotte per la salute pubblica. Una situazione romanzesca, di quei romanzi cupi e catastrofisti che si concludono, in genere, con la fine del mondo e la rinascita dei pochi sopravvissuti. 

Eppure anche in queste circostanze il "saper vivere" ci aiuta a integrarci nella nuova realtà. 

Ecco alcune semplici considerazioni: 

  • il  Covid 19 è una malattia e, come tale, non dovrebbe rientrare nelle nostre conversazioni. E' però anche un tema di attualità ed è inevitabile che, presto o tardi, qualcuno solleciti la vostra opinione su questo tema spinoso: lo si tratti, allora, sul piano politico, economico e sociale ma non su quello medico (a meno che non siate dei professionisti a cui viene chiesto un consulto). No assoluto a racconti personali su quel Tale che è ricoverato con una brutta polmonite e mai e poi mai descriverete nei dettagli sintomi o sofferenze, vostre o altrui;
  • difendete con vigore la riservatezza delle informazioni di cui entrate in possesso: se sapete che Caio si è ammalato, non fatene parola con nessuno (a patto che questi sia rispettoso delle restrizioni che ne conseguono, altrimenti siete in dovere di denunciarlo alle pubbliche autorità). Si sono già verificati casi di delazione nei confronti di persone che vengono considerate come appestati: se state leggendo queste pagine di certo non vorrete essere voi a contribuire a questo comportamento così volgare;
  • siate rispettosi delle leggi, senza però tenere in pubblico comportamenti esagerati. Cercate di mantenere le distanze dagli sconosciuti così come previsto dalle leggi, per quanto possibile e senza dare in escandescenza se qualcuno si avvicina;
  • non ammorbate i vostri cari con preoccupazioni eccessive o, peggio, fobie; 
  • siate sempre pronti ad aiutare il prossimo, senza porvi domande sul suo stato di salute: la vostra dignità dovrebbe sempre prevalere, persino sull'istinto di sopravvivenza;
  • applicate con scrupolo tutte le norme igieniche che sono state raccomandate dalle autorità sanitarie;
  • evitate di correre rischi inutili e cercate di dare il buon esempio a chi vi circonda. 

mercoledì 29 aprile 2015

L'esegesi del Blazer



Un amico mi ha chiesto delucidazioni sul blazer e sui corretti abbinamenti tra questa giacca e le calzature.
Il blazer è forse il capospalla più importante nell'intero guardaroba maschile: prediletto da coloro che amano vestire lo spezzato, vero banco di prova di ogni presunta eleganza, il blazer può essere a buon titolo considerato un passepartout. Le sue caratteristiche gli permettono infatti di muoversi con agio in molte situazioni, da quelle sportive a quelle più formali (senza mai raggiungere, però, lo status di capo realmente formale). 
Il blazer nasce nell'ambito militare: le sue prime uscite vengono fatte risalire agli ufficiali della Marina britannica sebbene l'origine sia incerta. Qualcuno sostiene che i primi a confezionarla siano stati i comandanti della HMS Blazer, altri propendono per la sostantivazione dell'aggettivo "ablaze", fiammeggiare, per via del materiale dei bottoni.
Non sono convinto che quest'ultima sia la versione preferibile (del resto i bottoni fiammeggianti erano propri anche delle divise delle epoche anteriori) ma non sono comunque in grado di svelare il curioso arcano (nel periodo che consideriamo ci sono state almeno due navi Blazer nella Marina Britannica: la prima in servizio tra il 1797 e il 1803, varata da George Spencer, della stessa famiglia che annovererà poi Lady Diana e chiamata così in memoria di un suo cane; la seconda solcò i mari tra il 1804 e il 1814). 
Quale che sia l'origine, la derivazione militare è comunque indiscutibile così come è chiaro il successivo passaggio sartoriale a cui è stata sottoposta la giacca: a qualche ufficiale piaceva a tal punto da farsene realizzare una per l'uso civile.
A quel punto il blazer può considerarsi nato e, poiché le giacche militari erano di colore blu nautico, doppiopetto, con bottoni dorati, è corretto sostenere che un blazer "comme il faut" dovrebbe replicare queste caratteristiche. 
L'evoluzione di questa giacca è stata però così profonda che non è corretto suggerire questa foggia in tutte le occasioni. Ne parleremo.
A proposito di evoluzione, è giusto ricordare che il blazer ha poi giocato un ruolo importante anche in un altro presidio dell'identità britannica, il circolo: e, vista l'origine, è naturale che siano stati in particolare i circoli nautici o, più frequentemente, i circoli del remo, a scegliere il blazer come giacca sociale. In quest'ambito, però, questo capo iconografico ha subito un'evoluzione simile a quelle delle cravatte regimental: è stato dotato di sgargianti righe colorate in modo da identificare i diversi gruppi.
Anche questa giacca chiassosa, invero quasi assente dai guardaroba mediterranei, può a buon diritto chiamarsi blazer ma non è di questa tipologia che mi occupo in questo post, anche perché fuori dal proprio contesto tipico una giacca simile sembra più adatta allo spettacolo di un clown che alla quotidianità di un gentiluomo. 
Un blazer, quindi, nella nostra accezione è quel tipo di giacca, generalmente blu navy ma anche verde e, in misura minore, d'altri colori, adatta a essere vestita in spezzato. Non è, quindi, una semplice giacca blu, una di quelle che potrebbero essere parte di un abito completo, ma un capo specificamente concepito per svolgere il suo ruolo con pantaloni di diverso colore.
Potrà essere a uno o due petti: come già affermato l'origine è indubbiamente doppiopetto ma oggi possiamo ritenere le due versioni certamente equivalenti. I bottoni, in questa giacca, giocano un ruolo fondamentale: saranno principalmente in metallo, argentati o dorati. Possono essere anche bianchi oppure in corno, soprattutto in declinazione estiva. 
La tipologia dei bottoni stabilisce il formalismo della giacca: argentati (anche se a uno sguardo superficiale potrebbe sembrare il contrario) sono più seriosi di quelli dorati; questi ultimi dovranno dunque essere evitati nelle situazioni professionali (anche se nel settore dei "creativi" e degli artisti quasi tutto è lecito) e riservati al tempo libero. Argentati, invece, stanno bene anche in ufficio purché l'ambito lavorativo non sia quello legale o bancario, settori che ancora oggi richiedono un quarto in più di formalità (o almeno così dovrebbe essere...).
Particolare che non so spiegare: i bottoni argentati non convincono nel doppiopetto. Ci sono precetti che non hanno granché senso, se non quello estetico. Dovessero piacervi anche in questa configurazione, procedete pure. Forse la debolezza dell'argento sul doppiopetto è legata al fatto che il blazer deriva da un doppiopetto con bottoni dorati e quindi quelli argentati sembrano fuori posto, non saprei. 
Il blazer, che come detto è un passepartout, si abbina meravigliosamente a quasi tutto: le camicie possono spaziare dal candido bianco, all'azzurro, ai bastoni, alle millerighe, ai quadri, senza grandi vincoli formali o estetici. Allo stesso tempo i pantaloni possono variare di foggia e tipologia: quelli assolutamente perfetti sono i grigi (nelle diverse varianti, da scurissimi fino a molto chiari) oppure i beige. Magnifici sono i bianchi, anche nella stagione fredda. L'unico accorgimento è legato ai pesi, come del resto in tutti gli abbinamenti: un blazer in pesante flanella sarà piuttosto ridicolo sopra una paio di pantaloni in leggerissimo tropical. Si tratta di usare il buon senso.
E ora veniamo alle scarpe, oggetto delle preoccupazioni del mio interlocutore.
Nel "Manuale di Eleganza Maschile" di Tatiana Tolstoj, bel volumetto che solo recentemente sono riuscito ad accaparrarmi, l'autrice chiude senza appello la porta alla scarpa nera sotto il blazer. La bravissima scrittrice si limita al precetto senza spiegarlo. La sua penna dovrebbe bastare per una totale adesione al suggerimento ma, più modestamente, provo a spiegare perché.
Il blazer è una giacca che nasce nell'informalità del tempo libero: è la giacca del circolo, del club, della passeggiata. Il fatto che, come spesso accade, la sua evoluzione lo abbia introdotto anche in ambienti meno giocosi non lo esime dal rispettare, almeno in parte, la sua genesi. Un gentleman, del resto, avrebbe certamente indossato il blazer per un pomeriggio al club ma, allo stesso indirizzo, dopo una certa ora si sarebbe presentato in smoking. E siccome la scarpa da giorno in situazioni non formali non può mai essere nera (qui il precetto è cogente), ecco il perché la scarpa nera sia inadatta a una giacca informale da giorno.
Qualcuno, io stesso e altri gentiluomini dal gusto irreprensibile, ha concesso una deroga: il mocassino nero con mappina, in inglese Tassel Loafer (per i meno esperti, quel mocassino da cui spunta una specie di pon pon). Questa scarpa è si nera, ma la sua particolarità costruttiva la rende simpatica e informale. Non è adatta sotto un abito completo e può quindi collocarsi degnamente sotto un blazer. 
A coloro che fossero alla prima stazione nel lungo viaggio che porta alla costruzione di un guardaroba consiglio di partire proprio dal blazer: chi fosse in enorme economia, come ho fatto io stesso da ragazzo, può trasformare una normale e debole giacca blu in un convincente blazer sostituendo i bottoni. E' una scelta povera ma è pur sempre sostenuta dalla cultura e, quindi, ammissibile e degna di nota. Per la scelta dei bottoni da blazer l'indirizzo è uno solo: Benson & Clegg, al 9 di Piccadilly Arcade a Londra. Dispongono di un sito web molto ben fatto, il link è nella colonna destra del mio blog: per acquistare i bottoni non è dunque indispensabile sorvolare la Manica ma, potendo, tutti dovrebbero respirare quell'aria sacra almeno una volta nella vita. (nella foto: Sua Altezza Reale Carlo Principe di Galles, in età giovanile, indossa un blazer doppiopetto blue navy a  8 bottoni). 


lunedì 27 aprile 2015




Tra le numerose proposte profumiere (argomento che, come appare evidente, mi sta molto a cuore) desidero segnalare Acqua di Genova
Si tratta di una colonia piuttosto leggera, di impostazione ultraclassica: non potrebbe essere diversamente visto che la formulazione è datata 1853, una delle più vecchie ancora in commercio. Le note sono leggere, agrumate, molto eleganti. 
La storia, che nei profumi ha sempre un ruolo speciale, narra di un legame stretto tra Acqua di Genova e l'epopea risorgimentale italiana: in particolare, pare che legatissima a questo jus fosse la Contessa di Castiglione Virginia Oldoini, incaricata da Camillo Benso Conte di Cavour di portare a Parigi la sua bellezza così da spingere Napoleone III ad abbracciare la causa dell'indipendenza italiana. Lo Contessa riuscì nel suo intento (almeno fino all'armistizio di Villafranca) e spinse l'imperatore dei francesi a utilizzare regolarmente Acqua di Genova. Anche lo stesso Camillo Cavour pare la amasse molto. 
Acqua di Genova è una classica profumazione "inoffensiva": nessuno può trovarla eccessiva o fuori luogo. La sua persistenza non è eccelsa, come per tutte le fragranze agrumate e volatili, ma il suo costo (49 Euro per il 50 ml, 75 Euro per il 100 ml) può consentire anche una spruzzata extra a metà giornata. 
Con l'arrivo della bella stagione, nonostante questi giorni di plumbea pioggia, Acqua di Genova è la scelta ideale per uomini classici che desiderano un profumo elegante che non appesantisca.  

sabato 4 aprile 2015

Santa Maria Novella: l'arte del profumo

Qualche giorno fa ho avuta l'occasione di tornare a far visita alla sede fiorentina, quella principale dunque, dell'Officina Profumo Farmaceutica Santa Maria Novella. La profumeria è ricavata all'interno di un palazzo storico, situato a poca distanza dall'omonima basilica e, naturalmente, dalla stazione ferroviaria di Firenze (anch'essa omonima). 
Non è necessario acquistare un profumo o essere appassionati di essenze per sentire l'esigenza di una visita a questo luogo: il palazzo è bellissimo, l'interno è ricco di statue e affreschi che attirano turisti, cultori d'arte e scolaresche da tutto il mondo.
La Profumeria di Santa Maria Novella è una delle più antiche: fondata nel 1612, affonda la sua tradizione nell'opera dei frati domenicani e vanta origini persino più antiche rispetto a quella ufficiale. La particolarità di questa casa profumiera è la produzione interamente artigianale e completamente autonoma, realizzata in una sede a poca distanza dal negozio. Nell'epoca della tecnologia iper evoluta Santa Maria Novella si distingue per l'utilizzo di macchinari costruiti su disegno dell'azienda nel rispetto delle tradizioni più consolidate.
Tra le tante proposte non poteva non colpirmi Acqua di Cuba, una colonia prodotta utilizzando tabacco cubano, lo stesso con cui vengono realizzati i sigari Avana, con note fresche e agrumate e un fondo legnoso.
Una profumazione maschile e caratteristica.
Ottimo il rapporto qualità prezzo: i profumi Santa Maria Novella hanno costi analoghi a quelli di banale design proposti nelle catene più dozzinali.
Consigliatissimi. 

mercoledì 9 aprile 2014

Sono rimasto lontano per più di un anno. E forse altro tempo passerà da quando avrò modo di tornare su queste pagine. O magari domani tornerò ancora. E ancora. Ho in mente di aggiungere alcune voci sulla profumeria, potrei recensire i miei profumi. Ora sono alle prese con Royal Water Millesime di Creed. Non sono convinto di avere investito correttamente il mio denaro. Ci vorrà tempo per capire. Quando sarò pronto posterò una recensione: non sarà la solita "note di testa e fondo", cercherò di spiegare quando e come il profumo possa essere indossato e quale immagine restituisca.

martedì 19 marzo 2013

Primavera

Non bramo il sole violento, il caldo accecante, l'afa insostenibile. Non amo trascorrere ore sotto il sole a cuocere la pelle. Ma i primi raggi tiepidi della primavera alle porte, la brezza dal mare che soffia delicata, trasformano il grigio umore invernale in un prisma festoso.
E come la bella stagione rischiara le cose, con i suoi verdi intensi e i gialli chiari anche voi, araldi del Vivere Elegante, indossate tutto il beige, il bianco e l'azzurro possibili.
"Amo molto parlare di niente. É l’unico argomento di cui so tutto".